La minaccia del virus…
È ormai la fine dell’ inverno, la natura ricomincia a sbocciare scaldata dal tepore della bella stagione, l’algido freddo invernale pare ormai superato, la vita si ridesta dal lungo letargo dei mesi passati, la gente passeggia serena per le strade cittadine, ignara del repentino e profondo cambiamento che presto sarà chiamata ad affrontare. È fine febbraio quando nel Bel Paese una nuova malattia, ancora sconosciuta e sottovalutata inizia a dilagare, dapprima serpeggiante, poi sempre più violenta, congelando il nostro stato di apparente benessere ed incontrastabile superiorità.
… si trasforma in pandemia
Da un giorno all’altro tutta muta drasticamente, il rigido ordine della nostra vita viene sconvolto: niente più scuola, lavoro, assembramenti, per paura del contagio è vietato incontrarsi, anche il semplice abbraccio o una stretta di mano ci viene negata, così come non si può uscire dalle proprie dimore. Restiamo confinati in casa, in quarantena, attanagliati dalla paura di ammalarsi e rammaricati dall’impossibilità di trascorrere le proprie abituali giornate. Molte persone contraggono il virus, struggente e indelebile nella mai memoria rimarrà l’immagine degli automezzi militari che, incolonnati in una silenziosa processione trasportavano le bare, troppo numerose per essere degnamente sepolte nei cimiteri.
È una guerra totale
La situazione degenera tanto che per molte persone si tratta di una vera e propria guerra, l’unico inconveniente è che il nostro nemico è invisibile e molto più letale di un esercito in tenuta d’assalto poiché si insinua subdolo, si trasmette ad una velocità incredibile ed è estremamente egualitario, vale a dire che colpisce ogni fascia di età con egual violenza. Credo che questa nuova situazione spiazzante e per certi aspetti surreale ci esorti ad elevare la consapevolezza dell’importanza, talvolta considerata scontata, dei principi e dei concetti di base, quali la libertà.
A causa del contagio la nostra vita è stata sradicata di tutte le sue routine, ogni aspetto sottile di condivisione ed incontro è venuto divelto, il nostro presente è cinto da una sensazione di paura che sfuma in terrore, privandoci di lucidità e speranze, ancor più plumbeo è il futuro che si figura, in quiescenza, sicuramente influenzato dal comune sentimento di una ripresa dura lunga, forse impossibile.
Il rimpianto del passato
È proprio vero che si inzia ad apprezzare qualcosa quando non la si ha più! Le nostre vite, prima considerate monotone e ripetitive ci appaiono ora come la nostra più grande aspirazione, il piacere di incontrare gli amici lontano dall’invalicabile barriera del telefono pare una emozione quasi sbiadita nella nostra memoria, gli abbracci e le carezze che donavano amore ora rappresentano l’unico pensiero che ci scalda il cuore. Fortunatamente la storia ci insegna che le epidemie non sono una nuove realtà per noi: se ne sono succedute nel tempo fin dagli albori della civiltà. Tuttavia, l’essere umano è sempre riuscito nel momento di tetra difficoltà a fare fronte comune e superare ogni avversa sfida. Insieme riusciremo a vincere anche questa battaglia, con spirito di sacrificio e comune senso di responsabilità, finché la vita rinascerà e potremo tornare a stringerci in un caloroso abbraccio, ad assaporare il sorriso prima celato dalla mascherina, a rendere vivida questa nostra esistenza.
Marco Gervasoni