I problemi persistenti e ancora irrisolti della scuola
L’istruzione ultimamente è “sotto i riflettori”. Il Presidente Draghi, come dichiarato, ha dato priorità alla scuola permettendone la riapertura.
La pandemia è stata un momento che, seppur tragico, ha permesso a noi studenti di scoprire la bellezza della quotidianità scolastica, troppo spesso dimenticata. Inoltre, ci ha costretti a guardare alle problematiche della scuola non necessariamente causate dalla presenza del Covid: ecco le più rilevanti.
I fondi
Niente giri di parole: per una scuola di qualità servono investimenti ingenti. Eppure, in un articolo del 2019, l’AGI ha pubblicato quanto l’Italia stesse spendendo in istruzione. Nel 2017, sono stati investiti 66 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 72 del 2009. In rapporto alla spesa pubblica, infatti, l’investimento nell’istruzione rappresentava l’1,1% in menorispetto al 2017, ovvero il 9%.
A trend parzialmente invertito, secondo il grafico di openpolis.it, dal 2017, i fondi destinati alla scuola sono tornati a crescere. La speranza è che la crescita continui.
Classi-pollaio: il problema permanente
Un altro problema è quello delle “classi-pollaio”, di almeno 25 alunni. Nonostante la scorsa estate si fosse discusso di abolirle, ad oggi nessun provvedimento è stato attuato, come riporta edscuola.eu, in Calabria, e Il giorno, a Brescia.
Dai dati del Focus del MiUR (09/2020), si può calcolare facilmente che, in ogni regione, il numero medio di studenti per classe è sempre al di sotto delle 23 unità. Sorge, però, un’incongruenza. Secondo il DPR n.81/2009, nelle scuole superiori, se il numero di studenti in una classe fosse inferiore a 22, allora si dovrebbe procedere al suo scioglimento, ridistribuendo gli alunni in nuove classi che non superino i 30 alunni (art.17).
Nella tabella 5 del Focus, il rapporto tra alunni e classi delle superiori è di 21,5. Di fatto, la media nazionale è inferiore a quella minima per costituire una classe. Mi chiedo allora come sia possibile che ci siano classi di 30 alunni. Significa necessariamente che ci sono classi sotto le 22 unità.
Un discorso analogo si può fare anche per gli altri gradi. Le classi pollaio ci sono da anni. Considerando un periodo “normale” (a.s. 2018/2019) secondo la FLC CGIL, il 5,17% del totale delle classi sarebbero state “pollaio”. Alla scuola materna il 12,22%, alla primaria il 3,87%, alle medie il 9,48% e alle superiori l’1,31%. Eppure, la media alunni/classi era di 21 studenti per classe nelle scuole materne, di 19 in quelle primarie, di 21 alle medie e alle superiori. Come è possibile quindi che ci siano tante classi sovrannumero?
I numeri non ci raccontano una storia coerente. Negli anni si sarebbero potuti effettuare significativi interventi di risoluzione, evidentemente non svolti, per ridistribuire gli studenti così da evitare le “classi-pollaio”.
I crolli del sistema scolastico
Ultimo, ma non per importanza, è il problema degli edifici fatiscenti. Secondo dati del 2019, il 51% degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976 e il 45% si trova in zone ad alto rischio sismico.
Sembra che, ad oggi, il problema sia stato preso in seria considerazione. Tra il 2019 e il 2020, un monitoraggio dall’UPI ha portato all’approvazione di 1747 progetti e più di 2 miliardi di investimenti per il “Piano Nazionale del fabbisogno delle scuole secondarie superiori per il 2020/2021“.
Il problema, però, è rimasto irrisolto per anni. Il primo settembre 2020, la FLC CGIL ha pubblicato un articolo de Il messaggero in cui veniva denunciato che il 38,8% dei plessi necessitano di interventi urgenti tanto che Ministero erogò fondi per l’acquisto o l’affitto di edifici temporanei data l’inagibilità di quelli a disposizione. Nonostante i fondi stanziati e i provvedimenti presi, la problematica non si può dire risolta. Ci sono stati infatti 11 crolli tra settembre e novembre 2020).
Il valore dell’istituzione scolastica sta nella funzione di formazione di generazioni future, competenti e sensibili alle tematiche sociali ed ambientali. Nonostante ciò, la scuola – punto di riferimento per noi ragazzi – è oggi una delle istituzioni più martoriate.
Il futuro parte dalla scuola e la società di domani si fonda sulla scuola di oggi. La scuola merita di più e il futuro merita decisamente di più di scuole che “cadono a pezzi”, scarsi investimenti e classi in sovrannumero.
Di Simone Franzoni