Siamo abituati a considerarela donna musulmana come una donna oppressa dal marito o dal padre, ma è veramente così? Che significato ha lo hijab e perché proibirlo va contro alla libertà personale?
Nell’arco della storia la Francia è stata una nazione dove la netta separazione tra Stato e Chiesa è da sempre stata un esempio per gli altri Stati.
Questa separazione è stata sancita da una legge del 1905 che ha rimpiazzato il Concordato con il Vaticano del 1801: la nuova Costituzione sancisce la forma laica dello Stato. Questa legge, oltre a stabilire la libertà di coscienza, dichiara anche il libero esercizio dei culti, sebbene l’articolo 28 vieti espressamente l’esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti e in spazi pubblici, ad eccezione di luoghi di culto, cimiteri, musei. Nel 2004 è stata promulgata un’ulteriore legge che ha vietato l’uso di simboli religiosi a scuola (come, ad esempio, croci, kippah, velo islamico) per garantire lo spirito laico dell’istituzione pubblica.
Nel 2010 è stata adottata un’ulteriore restrizione che riguarda il velo islamico, più precisamente il Burqa: infatti è stato vietato alle donne che scelgono di indossare questo indumento di portarlo in pubblico.
Il 30 marzo 2021, il senato francese ha votato per vietare alle donne di età inferiore ai 18 anni di indossare qualsiasi simbolo religioso perché «dimostra che le donne sono inferiori agli uomini». Sulla proposta della destra francese in Senato è stato anche deciso di vietare di indossare il burkini nelle piscine pubbliche e alle madri con il velo di accompagnare i propri figli alle gite scolastiche.
L’emendamento è stato adottato con 177 voti a favore (tutta la destra dei Républicains) e 141 contrari (tutta la sinistra, gli ecologisti e la maggioranza di governo En Marche presente in aula).
Da tempo le autorità francesi usano il concetto di radicalizzazione per giustificare l’imposizione di misure contro l’islam, ma non è eliminando i simboli di un’intera confessione religiosa che si estirpa l’estremismo della stessa.
Soprattutto perché esso nasce indipendentemente dalle apparenze dei fedeli, in quanto il vestiario o l’utilizzo di simboli religiosi sono solo una manifestazione visibile di un concetto in cui si crede. Come in qualsiasi campo, l’estremismo riguarda sempre solo una piccola porzione di individui e quando diviene in concreto pericoloso non può essere debellato applicando indiscriminatamente restrizioni a una platea generalista ma, piuttosto, educando al rispetto e informando correttamente.
Anzitutto, il velo (Hijab) non è simbolo di sottomissione né a Dio né all’uomo nel Corano, ma di modestia e pudore che deve regnare tra uomo e donna. Questo indumento non è estraneo alla cultura occidentale, infatti anche le suore lo utilizzano e in tutti i quadri della Madonna è presente. Le donne musulmane scelgono di coprire il proprio corpo e infatti, lo hijab non è un semplice velo ma rappresenta una scelta di stile e di abbigliamento, che non è mai attillato né corto. Tutto ciò non va a limitare l’espressione e la libertà della donna musulmana, come si è soliti pensare: ogni donna è libera di decidere come trattare e usare il proprio corpo.
Le donne musulmane scelgono di non esporre il loro corpo in determinati contesti e, forse, questo aspetto non è apprezzato dagli uomini.
Questa discriminazione verso le donne con il velo porta a riflettere sul fatto che, in un certo senso, l’islamofobia è anche anti femminista laddove non permette alle donne di vestirsi come preferiscono.
Ciò che è accaduto in Francia il 30 marzo 2021 quindi, oltre ad essere antifemminista, va contro i diritti dell’Uomo dal momento che la Francia è un paese in cui la libertà di religione ed espressione sono garantiti in virtù della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino del 1789.
Nel 2020/21 è tornata la moda degli indumenti larghi od oversize e questo ha permesso ad alcune ragazze musulmane di sentirsi “accettate”, aspetto che non si verificava precedentemente perché la società era abituata all’idea che la donna dovesse mostrare il suo corpo. È anche per questo motivo che quasi nessuna donna musulmana lavora nell’industria della moda come indossatrice. In conclusione, la decisione di indossare il velo deve poter essere personale e non c’è nessuna giustificazione idonea ad impedire tale scelta, a meno che non ci si trovi in una situazione eccezionale, come di pubblico pericolo dove sarà necessario il riconoscimento della persona. Soltanto in questa unica situazione, molto fuori dall’ordinario, sarà lecito chiedere di togliere il velo.
A cura di Chaimaa Said, Laura Angelica Scudella, Khady Diallo