Agenda 2030, cambiare il mondo. Obiettivo 14: la vita sott’acqua

Agenda 2030, cambiare il mondo. Obiettivo 14: la vita sott’acqua 27 Ottobre 2023

Pianeta Oceano: le maree stanno cambiando” è lo slogan delle Nazioni Unite per la giornata mondiale degli oceani che si celebra l’8 giugno.

Vuoi saperne di più? Ti riproponiamo questo articolo sull’Obiettivo 14 di Agenda 2030. Non conosci Agenda 2030? Un motivo in più per leggerlo!

 

Non hai mai sentito parlare dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile? Sai cos’è ma vorresti approfondirne i contenuti? Niente paura, te la spieghiamo in questo articolo (e nei successivi).

Per la parte introduttiva ad Agenda 2030 ti rimandiamo al primo articolo di questa serie.

Gli articoli successivi sono dedicati all’approfondimento di uno dei 17 obiettivi di Agenda 2030.

 

Obiettivo 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

Uno sguardo alle cifre:

– gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua presente sulla Terra e rappresentano il 99% di spazio, in termini di volume, occupato sul pianeta da organismi viventi

– gli oceani contengono approssimativamente 200.000 specie identificate, ma i numeri reali potrebbero aggirarsi rientrare nell’ordine dei milioni

– gli oceani assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli umani, mitigando così l’impatto del riscaldamento globale sulla Terra

– più di 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento

– il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, il cui impatto comprende l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste

– gli oceani rappresentano la più grande riserva di proteine al mondo, con più di 3 miliardi di persone che dipendono dagli oceani come risorsa primaria di proteine

– i  sussidi per la pesca stanno contribuendo al rapido esaurimento di numerose specie di pesce e impediscono azioni tese a salvare e ripristinare le riserve ittiche globali e gli impieghi ad esse collegati, portando le industrie ittiche degli oceani a produrre 50 miliardi di dollari americani annui in meno rispetto al loro potenziale

 

La terra ha bisogno degli oceani per essere un luogo vivibile per la specie umana: l’acqua piovana e che beviamo, molto del nostro cibo che mangiamo e l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi forniti e regolati dal mare; il clima, gli eventi meteorologici e lo stato delle coste dipendono dagli oceani.

In altre parole: non c’è futuro senza una sostenibile gestione di questa risorsa globale.

 

I traguardi di Agenda 2030

Questi sono i traguardi di Agenda 2030:

  • entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, in particolar modo quello derivante da attività esercitate sulla terraferma, compreso l’inquinamento dei detriti marini e delle sostanze nutritive

  • entro il 2020, gestire in modo sostenibile e proteggere l’ecosistema marino e costiero per evitare impatti particolarmente negativi, anche rafforzando la loro resilienza, e agire per il loro ripristino in modo da ottenere oceani salubri e produttivi

  • ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore collaborazione scientifica su tutti i livelli

  • entro il 2020, regolare in modo efficace la pesca e porre termine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e ai metodi di pesca distruttivi. Implementare piani di gestione su base scientifica, così da ripristinare nel minor tempo possibile le riserve ittiche, riportandole almeno a livelli che producano il massimo rendimento sostenibile, come determinato dalle loro caratteristiche biologiche

  • entro il 2020, preservare almeno il 10% delle aree costiere e marine, in conformità al diritto nazionale e internazionale e basandosi sulle informazioni scientifiche disponibili più accurate

  • entro il 2020, vietare quelle forme di sussidi alla pesca che contribuiscono a un eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dal reintrodurre tali sussidi, riconoscendo che il trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo e per quelli meno sviluppati che sia appropriato ed efficace, dovrebbe essere parte integrante dei negoziati per i sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio

  • aumentare i benefici economici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, facendo ricorso a un utilizzo più sostenibile delle risorse marine, compresa la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo

 

In che modo?

  • aumentare la conoscenza scientifica, sviluppare la capacità di ricerca e di trasmissione della tecnologia marina, tenendo in considerazione i criteri e le linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul Trasferimento di Tecnologia Marina, con lo scopo di migliorare la salute dell’oceano e di aumentare il contributo della biodiversità marina allo sviluppo dei paesi emergenti, in particolar modo dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati

  • fornire l’accesso ai piccoli pescatori artigianali alle risorse e ai mercati marini

  • potenziare la conservazione e l’utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse applicando il diritto internazionale, come riportato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, che fornisce il quadro legale per la conservazione e per l’utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come riferito nel paragrafo 158 de “Il futuro che vogliamo”

 

E noi cosa possiamo fare?

Gli oceani, come tutto il pianeta, sono nelle nostre mani.

Dai nostri comportamenti dipende il loro futuro e quindi anche il nostro. Leggi qui di seguito alcuni spunti e ti renderai conto di quanto tutti noi, con le nostre scelte quotidiane, possiamo fare per salvaguardare gli oceani!

  • partecipa a giornate di volontariato dedicato alla pulizia delle spiagge. Abiti lontano dal mare? Fallo con fiumi e laghi, ne beneficeranno ugualmente gli oceani!

  • non acquistare monili o souvenir fatti con corallo, conchiglie, gusti di tartaruga o altri animali marini

  • sostieni economicamente le organizzazioni che proteggono gli oceani

  • usa il meno possibile la plastica, che sta devastando gli oceani!

  • non sottrarre sabbia, conchiglie e animali marini dalle spiagge

  • evita le vacanze sulle navi da crociera, che producono danni alla vita degli oceani

 

Per approfondire con cinema e tv

Hai voglia di approfondire i temi di questo articolo? Buona visione!

Mission blue” è un documentario di Netflix del 2014 (trailer) che racconta la vita della biologa marina Sylvia Earle e tramite questo racconto affronta il tema dell’inquinamento marino.

Sapevi che nel mar Mediterraneo il rapporto tra plancton e particelle di plastica è di 2 a 1? “A plastic ocean” (2016), documentario di Craig Leeson, approfondisce il tema del drammatico impatto della plastica negli oceani. Lo puoi vedere integralmente su Youtube.

Il documentario “Sottoilmare: la biodiversità negli ambienti remoti ed estremi in Sicilia” (2015) è stato realizzato dall’ISPRA nell’ambito dell’Osservatorio per la Biodiversità della Regione Siciliana. Le riprese spettacolari mostrano le ricchezze che le istituzioni possono ancora salvaguardare, in una sfida resa sempre più difficile dai tanti tentativi di sfruttamento improprio del mare dell’isola. Lo puoi vedere integralmente su Youtube.

Sempre da ISPRA un documentario sulla posidonia oceanica (2021), per capire l’importanza ambientale di questa alga. Su Youtube.

Uno speciale di Viaggio nella scienza dedicato agli oceani. Lo puoi vedere su Youtube.

Se ti appassiona la vita nel mare, non puoi non vedere “Profondo blu”, un docufilm raccontato attraverso immagini frutto di anni di pazienti riprese alla scoperta delle meraviglie del mare e dei suoi abissi.

 

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Fotografia di PublicDomainPictures da Pixabay