Il silenzio dei neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio (2019) è il titolo della più recente ricerca di Unicef Italia (scaricabile gratuitamente in pdf).
Nel 30° anniversario dell’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni unite (1989) l’Unicef Italia ha voluto fornire uno strumento per capire le cause e le caratteristiche di un fenomeno difficile da definire – i neet (not in education, employment or training: giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione) – e per organizzare un lavoro mirato per contrastarlo.
Non solo Unicef Italia “avanza richieste nei confronti delle istituzioni nazionali”, ma realizza “attività sul territorio in grado di fare rete e raggiungere tutti quei giovani che hanno perso la fiducia e la speranza nel futuro”. Sono progetti che vogliono “invertire la tendenza e innescare un circolo virtuoso che veda nell’associazionismo la risposta”.
Come il progetto Neet equity selezionato dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale nell’ambito dell’avviso Prevenzione e contrasto al disagio giovanile.
La ricerca Il silenzio dei neet. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio è basata sui dati raccolti durante il progetto tramite focus group e interviste a insegnanti, referenti e neet.
Lo slogan del progetto è “Non siamo in fuori gioco” e il suo intento è riattivare 300 ragazzi e ragazze tra i 16 e i 22 anni e contribuire al loro inserimento in percorsi scolastici, formativi o lavorativi.
Avviato a maggio 2018 a Napoli, Taranto e Carbonia Neet equity si concluderà nel 2020.
3 sono le azioni:
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fare ricerca su l’entità del fenomeno neet, gli interlocutori (stakeholder), le attività realizzate, le politiche adottate e i servizi attivati in a favore dei neet e creare un report finale per aumentare conoscenza e informazione sulla condizione dei giovani coinvolgendoli direttamente nella riflessione e nella progettazione
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progettare insieme ai giovani i laboratori urbani di partecipazione (LUP), ossia spazi per progettare e realizzare azioni di volontariato sociale in città a partire dalle competenze e potenzialità dei giovani
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promuovere i forum, ossia spazi di concertazione progettati con i giovani e indirizzati agli enti, alle istituzioni e ai partenar socioeconomici per costruire insieme piani e politiche attive efficaci per la riattivazione dei giovani
A livello internazionale Unicef partecipa, insieme all’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli
Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, la Banca mondiale, enti pubblici, enti privati e giovani a Generation unlimited, una partnership globale per identificare e replicare buone pratiche, sbloccare gli investimenti e garantire ai giovani un’istruzione di qualità, formazione o posti di lavoro entro il 2030 e un ruolo attivo nelle società in cui vivono.
Per la ricerca Unicef i dati raccolti durante il progetto Neet equity sono analizzati insieme ai dati Istat 2018.
Secondo i dati ISTAT 2018, i neet in Italia nella fascia d’età 15/29 anni sono circa 2 milioni, in percentuale il 23,4% del totale.
Di questi 2 milioni il 47% ha 25/29 anni, il 38% 20/24 anni e il 15% 15/19 anni. Il 49% ha un diploma di scuola secondaria superiore, il 40% ha livelli di istruzione più bassi e l’11% ha una laurea.
Il 15,5% dei neet è nel Nord Italia, il 19,5% nel Centro e nel Sud il 34%; in particolare il 38,6% è in Sicilia, 36,2% in Calabria, 35,9% in Campania, 30,5% in Puglia e 27,5% in Sardegna.
Tra i Paesi europei l’Italia ha il tasso di neet più alto, seguono Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%). Il tasso di NEET più basso si registra nei Paesi Bassi (5,7%), Svezia (7%) e Malta (7,4%). La media UE è al 12,9%.
Puoi confrontare i dati Eurostat 2019.
Non di neet, ma di un fenomeno simile, il fenomeni degli hikikomori, parla “Mi chiamo fuori – Il fenomeno Hikikomori e il ritiro sociale tra gli adolescenti“, audiodocumentario in onda su RadioRai3 all’interno della trasmissione Tre soldi che “racconta la realtà con il linguaggio della testimonianza diretta”.
Gli autori Davide Tosco e Fabio Mancini raccontano i giovani che smettono di andare a scuola, rifuggono ogni contatto sociale, si ritirano nella propria stanza, rifiutano una società che non li rappresenta e da cui non si sentono accettati. Prendono parola i diari dei protagonisti, esperti (neuropsichiatri, sociologi, psicologi) e genitori.
Mi chiamo Fuori è anche un documentario tv, un “un reportage narrativo che, attraverso la parola di due giovani ritirati sociali italiani, di terapeuti, dei pensieri da loro affidati al web e dei genitori cerca di raccontare come si diventa Hikikomori, come si vive questa condizione e come è possibile uscire da quella che non è una malattia, ma una condizione estrema di disagio“. Trasmesso da Rai 3 all’interno del programma Doc 3 il 10 ottobre 2019 è accessibile su Rai Play con il titolo di Afraid of Failing.
Su Radio Radicale invece è andata in onda (riascoltabile in podcast) il 7 ottobre 2019 la puntata Alta sostenibilità – I “Neet” lontani dal raggiungimento dell’obiettivo al 2020.
Il 18 ottobre 2019 ci sarà invece dal vivo a Bologna Una giornata di studio neet per operatori e assistenti sociali, perché “ragazzi e ragazze che non hanno ancora trovato la loro strada sono una potente risorsa della comunità“.
A Trento i neet riattivati nei laboratori di falegnameria e vivaismo della cooperativa sociale Progetto 92 hanno dato vita a un marchio per i propri prodotti: Beelieve.
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Photo by Marissa Garza