Istruzione e occupazione: un connubio che a prima vista è perfetto. È così anche in Italia? Scoprilo leggendo questo articolo.
L’istruzione è utile per la ricerca del lavoro?
Sì, i dati statistici evidenziano che istruzione e occupazione vanno di pari passo e che il tasso di disoccupazione tra i giovani scende al crescere dei titoli di studio.
In questo articolo ci proponiamo di approfondire questo argomento rispetto alla situazione italiana, e in particolare rispetto agli studi universitari.
Utilizzeremo i dati che le statistiche ci mettono a disposizione. In questo articolo troverai molti numeri, forse noiosi, ma necessari per capire.
Istruzione in Italia: dati numerici
Utilizziamo un Report dell’Istat pubblicato a luglio 2020, il cui periodo di riferimento è il 2019.
Nello studio si legge che “La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro.”
La situazione non è delle migliori in Italia, poiché i diplomati sono il 62,2%, un livello molto più basso della media dell’Unione Europea (78,7%) e di alcuni paesi dell’Unione, per esempio Germania (86,6%), Francia (80,4%) e Regno Unito (81,1%). Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori all’Italia. I dati sulla popolazione italiana con titolo di studio terziario ci rivelano che il divario con l’UE è ancora più marcato: solo il 19,6% contro il 33,2 dell’UE.
E nella fascia 25-34 anni come va? I giovani sono più istruiti del resto della popolazione: il 76,2% ha almeno il diploma di scuola secondaria superiore, superando di molto le altre fasce d’età.
Lo svantaggio di istruzione dell’Italia rispetto al resto dell’Europa resta però marcato anche tra i giovani e la nostra inferiorità è ancora più evidente se parliamo di titoli universitari: la quota di laureati sostanzialmente non è cresciuta negli ultimi anni. Considerato che la strategia Europa2020 aveva tra gli obiettivi fondamentali portare la quota di 30-34enni laureati al 40%, siamo molto indietro, con il nostro misero 27,6% del 2019. Per dare un’idea di quanto, basta considerare che Unione europea, Francia, Germania e Regno Unito hanno già superato l’obiettivo. Ci collochiamo al penultimo posto, peggio di noi c’è solo la Romania.
Un dato positivo però c’é: è migliorato il tasso di occupazione dei giovani diplomati e laureati alla fine del percorso di studio: +2,2 punti sul 2018. Il divario rispetto all’UE è ancora molto alto (22,8 punti), ma si riduce all’aumentare del livello di istruzione, divenendo “solo” l’8,2% tra i laureati.
Rapporto tra istruzione e occupazione dei laureati: cosa dicono le statistiche
In tutte le fasce d’età della popolazione la laurea costituisce un punto di forza fondamentale per trovare lavoro: chi ha un titolo più basso, dicono le statistiche, è più disoccupato di un laureato.
Il tasso di occupazione dei laureati in Italia è più basso rispetto alla media Europea: 81,4% contro 86,3%. Ciò significa che le opportunità per i laureati nel nostro paese sono inferiori a quelle degli omologhi europei.
Se però guardiamo solo dentro ai nostri confini, le statistiche ci dicono che il titolo di studio universitario premia in termini di occupazione, perché il tasso di occupazione dei laureati italiani in fascia 26-64 anni è del 28,6% più alto di coloro che si sono fermati al diploma. Le statistiche mostrano anche una maggior tenuta occupazionale, in caso di crisi, tra i laureati.
Cosa succede tra i giovani, nella fascia 25-34 anni? Abbiamo pochi laureati rispetto all’Europa, lo abbiamo già detto. Ciò che si aggiunge, purtroppo, è che le loro prospettive occupazionali sono più deboli rispetto ai valori medi europei: la quota degli occupati non raggiunge l’80%, contro un valore medio europeo dell’87,7%. Differenza che aumenta all’abbassarsi dell’età, indicando che il nostro mercato del lavoro assorbe con lentezza il giovane capitale umano più formato del Paese.
I dati statistici mostrano che anche tra i giovani (come nel resto della popolazione) resta alto il divario occupazionale tra laurea e diploma: il tasso di occupazione tra i 30-34enni laureati è di quasi 10 punti più elevato di quello tra i diplomati (69,5%) ed è cresciuto in modo sostenuto negli ultimi anni.
Università e inserimento nel mondo del lavoro presente e futuro: quali ambiti di studio permettono un maggior legame tra istruzione e occupazione?
I dati riportati nei paragrafi precedenti ci permettono di fare una prima sintesi: nonostante la disoccupazione e nonostante il gap con l’Europa, studiare all’università – o comunque avere un titolo terziario – permette di avere più opportunità occupazionali e più rapidamente.
Tuttavia non tutti i titoli si equivalgono ed è innegabile che sia determinante per l’occupazione anche l’area di studio a cui appartiene la laurea.
I dati Istat rilevano importanti differenze nei tassi di occupazione per area disciplinare: nel 2019 il livello più alto di tasso d’occupazione riguardava l’area medico-sanitaria e farmaceutica (86,8%), a seguire le STEM, cioè le lauree nell’ambito scientifico e tecnologico (83,6%), poi quelle dell’area socio-economica e giuridica (81,2%) e infine i titoli dell’area umanistica e servizi (76,7%).
I dati di AlmaLaurea
Ogni anno AlmaLaurea pubblica un rapporto sul profilo dei laureati e sull’inserimento lavorativo dei laureati fino ai primi cinque anni successivi al conseguimento del titolo. Il XXIII Rapporto, relativo al 2020 e pubblicato lo scorso giugno, comprende l’Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati, da cui estrapoliamo i dati seguenti.
Di seguito i dati generali (tutti gli atenei, tutte le facoltà/dipartimenti) del tasso di occupazione per ambiti disciplinari a 1 anno dalla laurea in ordine alfabetico:
- Medico-sanitario e Farmaceutico: 72,3%
- Educazione/formazione: 64,3%
- Informatica e tecnologie ICT: 61,6%
- Architettura e Ingegneria civile: 51%
- Scienze motorie: 48,2%
- Agrario-forestale e Veterinario: 47,8%
- Giuridico: 46,2%
- Economico: 46%
- Ingegneria industriale e dell’informazione: 44,3%
- Politico-sociale e Comunicazione: 44%
- Scientifico: 38,7%
- Linguistico: 36,7%
- Arte e Design: 34,1%
- Letterario-umanistico: 33,9%
- Psicologico: 30,5%
In vetta alla graduatoria, considerando le percentuali sopra al 60%, troviamo: il settore medico-sanitario e farmaceutico, Educazione e formazione, Informatica e tecnologie ITC. Da notare come il settore medico-sanitario stacchi di molto le seguenti, anche per effetto dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Di seguito la classifica generale (tutti gli atenei, tutte le facoltà/dipartimenti, tutte le classi di laurea, tutti i corsi) del tasso di occupazione per ambiti disciplinari a 3 anni dalla laurea in ordine alfabetico:
- Agrario-forestale e Veterinario: 88,2%
- Architettura e Ingegneria civile: 89,4%
- Arte e design: 71,7%
- Economico: 90,3%
- Educazione e formazione: 86,1%
- Giuridico: 59,6%
- Informatica e Tecnologie ITC: 96,4%
- Ingegneria industriale e dell’informazione: 96,6%
- Letterario-umanistico: 77,3%
- Linguistico: 80,5%
- Medico-sanitario e farmaceutico: 92,1%
- Politico sociale e comunicazione: 79,3%
- Psicologico: 74,3%
- Scientifico: 87%
- Scienze motorie: 84,5%
Considerando gli ambiti il cui tasso di occupazione supera il 90%, ai vertici si collocano Ingegneria industriale e dell’informazione, Informatica e Tecnologie, medico-sanitario, economico.
Fin qui i dati relativi a ciò che è stato. E il futuro cosa ci riserva? Un’indagine sui bisogni occupazionali e professionali a medio termine pubblicata nel 2021 da Unioncamere per il periodo 2021-2025 dice che, con riferimento all’ammontare medio annuo del fabbisogno, la quota maggiore riguarderà i laureati dell’area economico-statistica, seguiti a breve distanza da quelli dell’area giuridica e politico-sociale. Seguono l’indirizzo medico-sanitario, gli indirizzi di ingegneria e insegnamento/formazione.
Per approfondire: le fonti che abbiamo usato per parlare di istruzione e occupazione
Noi ti abbiamo dato alcuni spunti. Vuoi approfondire ulteriormente il tema proposto in questo articolo o guardare le tabelle? Vuoi conoscere i profili dei laureati o gli esiti occupazionali dei corsi di laurea che ti interessano di più? Ecco i link alle fonti:
-
ISTAT, Livello di istruzione e ritorni occupazionali – Anno 2019. Report
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AlmaLaurea, Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali – Rapporto 2022
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AlmaLaurea, XXIII Indagine (2021) – Profilo dei Laureati 2020
-
Almalaurea, XXIII Indagine (2021) – Condizione occupazionale dei Laureati
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